Bono, gli U2, l’evasione fiscale e le Cayman: facciamo chiarezza (una volta tanto)

In questi giorni Bono è al centro di forti polemiche per i famosi Paradise Papers, documenti compromettenti che attestano l’esistenza di fondi offshore a nome di famose star mondiali e personalità di spicco; tra queste appunto figurano il cantante degli U2, la Regina Elisabetta, il pilota Lewis Hamilton, Madonna e numerose società come Nike, Twitter, Facebook ecc.

Come spesso accade in questi frangenti ai giornalisti preme fare clickbait: aumentare a dismisura le visite nei rispettivi siti e, ovviamente, gli introiti. La strategia è semplice ed efficace, e si basa su un’equazione elementare: se A ha torto e B ha torto allora vuol dire che A e B hanno torto in egual misura; in campo giornalistico lo si applica in qualsiasi contesto, ad esempio nella cronaca con titoli del tipo “A e B complici in omicidio”, ma poi apri l’articolo e scopri che A ha ammazzato sua madre e B ha investito un gatto in motorino.

La stessa cosa è capitata nella vicenda dei Paradise Papers là dove, i giornalisti assetati di clickbait, si son ritrovati tra le mani i nomi di celebrità mondiali, grossi vermi succosi da dare in pasto alle bocche spalancate dei pesci (lessi) internettiani. Peccato che tutti i protagonisti della vicenda siano stati gettati in un grosso calderone annullando di fatto le rispettive circostanze, ed è così che Bono, la Regina Elisabetta, Madonna, Lewis Hamilton, Twitter, Facebook, la Nike, la Russia e via dicendo, si son ritrovati tutti vicini di casa alle Cayman.

Vi faccio una lista con i rispettivi articoli delle maggiori testate giornalistiche italiane che si son occupate dell’argomento:

E poi ci sono i giornalisti che non aspettano altro per scrivere i loro articoloni sulla morale e l’etica mettendo in primo piano…indovinate chi:

Paradise Papers, Bono e quel confine sottile tra bene e male
da “Corriere della Sera”

Bono, che fine ha fatto il leader del Partito Rock che Salva il Mondo?
da “Il Fatto Quotidiano”

Alla luce di questa premessa ho deciso di scrivere questo articolo per uno scopo ben preciso: la correttezza d’informazione. Dico in modo chiaro che a me non frega nulla se Bono ha ragione o torto, se ha sbagliato oppure no.

Questo è un blog dedicato alla musica degli U2, non è sulla vita privata degli U2. Ma questa volta si è superato il limite della decenza andando a scrivere di cose che, per la maggior parte dei giornalisti coinvolti, sono sconosciute. E anche per la maggior parte dei commentatori “di professione” sui social.

Esporrò i fatti nel modo più obiettivo possibile ma nel modo che piace a me: con le fonti. Alla fine sarete voi a dare un giudizio, ma almeno avrete tra le mani gli strumenti necessari per farlo.


1 – E’ vero che gli U2 hanno trasferito le loro finanze dall’Irlanda all’Olanda?

Si, è vero. Il trasferimento è avvenuto nel 2006 a seguito della riforma fiscale irlandese.


2 – E’ vero che tale operazione è stata fatta principalmente per evadere il fisco irlandese?

No. Il trasferimento delle finanze degli U2 è stato fatto alla luce del sole per una semplice questione: pagavano troppe tasse in Irlanda e, a detta degli U2, ingiustamente. Per capire bene la vicenda si deve risalire al 1969 quando Charles Haughey — ex ministro delle finanze — elaborò e riuscì a far approvare una legge che stabiliva che il reddito proveniente da materiale “creativo” — un romanzo, un dipinto, una canzone, un gioco — fosse esente da imposte. Lo stesso Haughey affermò che questa legge era stata elaborata per arginare la fuga dei talenti dall’Irlanda. Negli anni successivi questa legge fu utilizzata dal governo irlandese per “trattenere” i grandi artisti all’interno dei suoi confini ed evitare che andassero all’estero, in cima alla piramide ovviamente ci furono gli U2. Ma tale legge non solo arginò la fuga degli artisti all’estero, bensì ne importò degli altri al di fuori dell’Isola di Smeraldo, ad esempio i Def Leppard o Lisa Stansfield. Anche molti scrittori e poeti europei si trasferirono in Irlanda per avere agevolazioni sulle proprie opere.

Ovviamente dall’iniziale scopo di favorire il talento degli artisti irlandesi la legge divenne una scorciatoia per avere agevolazioni fiscali in modo indiscriminato. E non poteva continuare così.

Il governo irlandese iniziò a farsi i conti in tasca: nel 2001 la “legge Haughey” gli costò 37 milioni di euro, soldi che potevano essere trattenuti se ci fosse stata una qualche forma di tassazione. Il flusso degli artisti che giungevano in Irlanda continuava ad aumentare, sino a quando, nel 2005, il governo irlandese approvò una legge che non garantiva più l’esenzione a tutti gli artisti, ma solo a quelli che sforavano i 170.000€/250.000€ di reddito annuale – la quota varia tra le diverse testate giornalistiche irlandesi che ho visionato.

Nel 2011 tale tetto toccò quota 40.000€ per avere ancor più entrate fiscali possibili a causa della crisi. Gli U2, al 2005, fatturavano 460milioni di euro con la U2 LTD (U2 LIMITED), ed è facile a questo punto intuire da chi avrebbe ricevuto il governo irlandese la quasi totalità delle tasse riservate agli artisti. Tasse che ovviamente si andavano ad aggiungere alle normali tasse a cui sono soggetti tutti i cittadini.

Gli U2 decisero allora di trasferire una parte delle proprie compagnie di pubblicazione in Olanda — come avevano già fatto i Rolling Stones nel lontano 1972 — per non vedersi applicata una tassazione, esclusiva, sul proprio materiale.

La questione quindi si può riassumere così: è vero che gli U2 hanno trasferito parte del proprio “impero” in Olanda, ma non è vero che è stato fatto per evadere il fisco irlandese. Gli U2 pagano le tasse in Olanda, e una quota più piccola in Irlanda. E’ diverso dal dire che non pagano assolutamente le tasse. Hanno fatto una scelta che la legge permette di fare. E aggiungerei in tempi non sospetti, lontani dalla crisi economica.

Giusto o sbagliato? Giudicate voi.

FONTI:
telegraph.co.uk
irishexaminer.com
irishtimes.com
theguardian.com

3. Perché gli irlandesi hanno accusato gli U2 di evadere le tasse in Irlanda?

La questione risale al 2009/2010 anni in cui la crisi mondiale iniziò a colpire in modo considerevole anche l’Irlanda, portandola poi al quasi declino fiscale nel 2012/2013. Gli irlandesi hanno accusato gli U2 di non pagare le tasse in Irlanda, di non aiutare la loro patria in difficoltà e di aver trasferito le tasse altrove per non pagare il fisco — cosa che abbiamo visto non essere veritiera.

Gli irlandesi hanno incolpato gli U2 — sostanzialmente — di non versare i propri soldi alla popolazione, o meglio, al governo. Nel 2011, in occasione della partecipazione della band irlandese al festival musicale di Glastonbury, ci fu una protesta da parte di alcuni attivisti infiltrati tra il pubblico — appartenenti al gruppo Art Uncut — che al grido di “U Pay Tax 2” (paga le tasse anche tu) volevano sollevare il problema del mancato pagamento delle tasse in Irlanda in un momento di difficoltà.

Proprio a proposito di tale protesta l’allora manager degli U2, Paul McGuinnes, rispose così al Belfast Telegraph:

«gli U2 sono una società globale e pagano le tasse a livello mondiale. Almeno il 95% delle attività degli U2 si svolgono fuori dall’Irlanda e, di conseguenza, la band paga diversi tipi di tasse in tutto il mondo. La band è imprenditrice e datrice di lavoro in Irlanda ma, come ogni altra ditta, gli U2 operano in maniera efficiente dal punto di vista fiscale».

I manifestanti hanno risposto così:

«non c’è nulla di illegale su quello che hanno fatto per approfittare di leggi fiscali più favorevoli, ma dato che Bono ha investito tanto per promuovere la fine della povertà, in ciò vediamo una contraddizione».

C’è un altro elemento da aggiungere alla vicenda: gli U2 non sono una ditta che opera solo in Irlanda, anzi, si potrebbe dire che tutto ciò che fanno avviene fuori dai confini irlandesi. Dopo l’acquisizione di Live Nation del management degli U2 — avvenuta nel 2013 — e il cambio dello stesso manager dallo storico Paul McGuinness a Guy Oseary tutta la gestione e la sede del sito U2.com si è spostata negli Stati Uniti, precisamente in California.

Gli U2 non sono più “irlandesi” — dal punto di vista finanziario — da parecchi anni, da quando in sostanza hanno iniziato a fare i tour mondiali arrivando sino al totale assorbimento da parte di Live Nation. Nel 2015 Bono e The Edge hanno risposto esplicitamente alle domande sulle accuse di evasione fiscale in Irlanda.

Nel video sottostante — dal minuto 4:48 in poi — Bono afferma che era sensato spostare una parte del loro business altrove e che il gruppo paga “una fortuna in tasse“. Inoltre aggiunge,

«abbiamo delle persone intelligenti che lavorano per noi, che cercano di essere ragionevoli circa il modo in cui veniamo tassati. E questa, in ogni caso, è solo una delle nostre compagnie [si riferisce alla U2 LTD ndr.] ci sono molte altre compagnie. E paghiamo una fortuna in tasse, la gente dovrebbe saperlo, paghiamo una fortuna in tasse e sono felice di pagare una fortuna in tasse, la gente deve sapere questo».

The Edge aggiunge che,

«la maggior parte delle nostre attività avviene fuori dall’Irlanda. E’ ridicolo fare un grosso problema per il fatto che operiamo al di fuori fuori dell’Irlanda, perché tutto quello che facciamo è al di fuori dell’Irlanda».

Bono ha concluso con,

«la gente pensa che siccome sei un buon filantropo e un attivista, come me, devi essere stupido in affari. Non sono d’accordo».

Fonti:
adnkronos.com
corriere.it
fiscooggi.it
irishexaminer.com
U2.com
billboard.com
ilfattoquotidiano.com
youtube.com
theguardian.com
theguardian.com

4. Bono è stato invischiato nei recenti scandali dei Paradise Papers. Ma ha davvero dei fondi offshore alle Cayman?

Da quello che è emerso dai documenti, no; questa è una notizia che è stata fraintesa a causa dai titoli delle teste giornalistiche italiane. Nello specifico Bono è risultato essere socio di una società maltese fallita nel 2015. La vicenda è un po’ articolata ma vale la pena spiegarla nel dettaglio e con molta attenzione onde evitare ennesimi fraintendimenti.

Bono è stato socio minoritario di una ditta, la Nude Estates Malta LTd, con sede a Malta. Quest’ultima è una nazione a tassi agevolati poiché le imposte applicate sui profitti guadagnati dalle società sono abbassate al 5%. Non si tratta di un vero e proprio “paradiso fiscale” che, nell’immaginario collettivo, corrisponde all’isola sperduta nel Pacifico o nell’Atlantico.

La società Nude Estates Malta LTd“, ha dichiarato Kathy McKiernan portavoce ufficiale di Bono, “è stata legalmente registrata a Malta finché non è stata chiusa volontariamente nel 2015“. Ha inoltre aggiunto che, “Malta è una giurisdizione di holding ben consolidata nella UE“.

La società di cui Bono era socio ha acquistato nel 2007 un centro commerciale di nome Aušra per poco più di 5,8 milioni di euro. Successivamente la stessa società ha inglobato una società lituana omonima per mantenere la proprietà nella città di Utena, la UAB Nude Estates 2 (UAB2). Nel 2012 la proprietà del centro commerciale è stata trasferita ulteriormente ad un’altra società con sede a Guernsey — isola nel canale della Manica — dal nome Nude Estates 1.

Il trasferimento fu fatto per eludere la tassazione del 5% applicata a Malta in quanto, a Guernsey, i profitti delle società non sono soggetti a tasse — a meno che i soldi non vengano riportati in Gran Bretagna o in Irlanda. In quest’ultimo caso sono tassati.

Ed è qui che nasce l’accusa di evasione. I soci della società legalmente registrata a Malta si son ritrovati acquirenti di un centro commerciale con sede azionaria a Guernsey e non più soggetti alla tassazione iniziale stabilita al momento dell’acquisto.

Ricapitolando: la holding maltese — di cui Bono era socio — ha acquistato il centro commerciale Aušra, lo ha affidato ad una holding lituana e, successivamente, quest’ultima è stata trasferita ad un’altra holding a Guernsey.

Altro fraintendimento si ha nella cifra evasa: il centro commerciale ha evaso per un totale di 47.000€. Non voglio assolutamente giustificare l’evasione, sia chiaro, ma è ben evidente che non siamo davanti ai milioni di euro sbandierati dalle testate giornalistiche.

Come detto la società di cui era socio il cantante, la Nude Estates Malta LTd, è fallita nel 2015 e la notizia del coinvolgimento di Bono era già stata diffusa nello stesso anno della chiusura.

Bono si è espresso personalmente in merito alle accuse di evasione fiscale a lui rivolte. Ecco la sua risposta alla BBC:

«Sarei estremamente in difficoltà se, anche come investitore passivo di minoranza nella UAB2 in Lituania, fosse stato fatto qualcosa che sia tutto tranne che esemplare col mio nome. Mi è stato assicurato da chi gestisce la società che la stessa rispettava la piena conformità fiscale, ma se non fosse così allora voglio vederci chiaro sulla vicenda e sapere tutto il possibile, allo stesso modo dell’ufficio delle tasse, ecco perché ho accolto con favore la revisione che hanno deciso di intraprendere. Prendo questa roba molto seriamente. Mi sono battuto per rendere trasparente e fare luce sui benefici fiscali delle società offshore. Infatti, questo è il motivo per cui il mio nome è sui documenti piuttosto che in amministrazione fiduciaria. Ed è per questo che accolgo con favore questa notizia. Non dovrebbero esserci file nascosti per capire esattamente cosa c’è sotto e dove. Ci dovrebbero essere dei pubblici registri in modo tale che la stampa e l’opinione pubblica possano vedere quello che i governi, come Guernsey, già sanno.» [traduzione di Claudia Assanti estrapolata da U2360gradi.it]

Fonti:
bbc.com
theguardian.com
ilpost.it

5. La ONE CAMPAIGN — la società fondata da Bill Gates insieme a Bono — usa i soldi degli iscritti per finanziarsi?

No, è scritto chiaramente nel suo regolamento. La ONE Campaign è un’organizzazione no-profit apartitica che non chiede nessun contributo finanziario agli iscritti. Quest’ultimi si possono iscrivere tramite email a scopo informativo: nelle mail, infatti, vengono spiegate le campagne e le petizioni che l’organizzazione sta portando avanti. Lo slogan infatti è: “Non chiediamo i tuoi soldi. Chiediamo la tua voce“.

Una volta visionato il materiale gli iscritti possono decidere se firmare o meno le petizioni; o prendere parte alle campagne di sensibilizzazione.

L’organizzazione è finanziata economicamente dai soci tra cui figurano scienziati, attivisti, politici e celebrità di ogni settore tra cui Brad Pitt, Justin Timberlake, Annie Lennox, Al Pacino, Angelina Jolie, Kevin Bacon, Cameron Diaz, Penelope Cruz, Ed Sheeran ecc. Buona parte dei soldi usati dalla ONE derivano dalla Bill & Melinda Gates Foundation.

Una cosa simile avviene per la (RED) — una divisione della ONE Campaign — che è finanziata da aziende come Apple, Facebook, Bank of America, Beats by Dr. Dre, Coca-Cola, Gap, HEAD e Starbucks. La (RED) si occupa prettamente di campagne di prevenzione e finanziamenti per trovare una cura all’HIV nei paesi africani.

Nel 2010 ci fu uno scandalo: la ONE venne accusata di aver destinato solamente l’1% — 184.732 dollari — a tre organizzazioni benefiche mentre i restanti 8 milioni di dollari sarebbero serviti per gli stipendi di addetti e dipendenti. Il portavoce Oliver Buston rispose che l’organizzazione non è a scopo benefico ma di sensibilizzazione, e che i soldi utilizzati dall’organizzazione non sono soldi pubblici ma provengono tutti da soci privati.

Il New York Post affermò che buona parte dei soldi della ONE furono utilizzati dall’organizzazione per dei “regali” che vennero spediti alla redazione del giornale, al fine d’ottenere un’ampia risonanza per il finanziamento milionario di Obama al programma contro l’AIDS in Africa. I regali consistevano in scatole dentro le quali c’erano un sacchetto di caffè Starbucks, un taccuino in pelle Moleskine, una bottiglia d’acqua e un righello di plastica.

Kimberly Hunter, portavoce della ONE, ha dichiarato in proposito al Post:

«a volte è piuttosto difficile avere i giornalisti dalla propria parte quando si parla della vita di persone tra le più povere del mondo. Pensiamo che sia altrettanto importante eliminare la confusione (dalla vicenda). Ecco perché abbiamo mandato le scatole».

Fonti:
one.org
looktothestars.org
irishcentral.com
theguardian.com
dailymail.com

2 pensieri riguardo “Bono, gli U2, l’evasione fiscale e le Cayman: facciamo chiarezza (una volta tanto)

  1. Ciao Gabriel.
    Alcuni chiarimenti, per favore, iniziando da qui: “Ricapitolando: la holding maltese — di cui Bono era socio — ha acquistato il centro commerciale Aušra, lo ha affidato ad una holding lituana e, successivamente, quest’ultima è stata trasferita ad un’altra holding a Guernsey”. A seguito di questa transazione, la holding maltese non è soggetta ad alcuna tassazione, giusto?.

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    1. Non la holding in generale, ma l’investimento del supermercato. L’investimento del supermercato passa dal 5% – ereditato dalla holding maltese – allo 0% dettato dal trasferimento alla holding di Guernsey. In sostanza si ha variazione contrattuale indiretta che, nel caso di Bono, è stata firmata a suo nome da chi gestisce le sue finanze.

      Lo stesso cantante ha dichiarato che tutti i membri degli U2 non hanno un controllo diretto sui loro investimenti, infatti ha detto che se è stato fatto qualcosa di illegale utilizzando il suo nome vuole vederci chiaro. Esemplare ciò che successe qualche anno fa ad Adam Clayton che portò in tribunale la sua assistente con l’accusa di avergli sottratto milioni di euro di nascosto.

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