Il video di “You’re The Best Thing About Me” e la parte migliore dell’America

Nella giornata di ieri gli U2 hanno pubblicato su YouTube il video ufficiale di You’re The Best Thing About Me, primo singolo estratto dall’atteso album Songs Of Experience.  Il video — diretto da Jonas Åkerlund — è stato girato a New York durante il periodo di permanenza della band nella “grande mela” in occasione dei concerti del The Joshua Tree Tour 2017. Esso riprende vari elementi dal passato videografico degli U2 ricordando I Still Haven’t Found What I’m Looking For — girato per le strade di Las Vegas nel 1987 –, The Sweetest Thing del 1998,  Walk On (Brazil Version) del 2001 e, soprattutto, All Because Of You del 2005, quest’ultimo girato proprio a New York.

A differenza di quest’ultimi, il videoclip di You’re The Best Thing About Me ha una forte connotazione politica mutando il significato sentimentale del brano — incentrato sul rapporto amoroso tra Bono e sua moglie Alison  — ad uno decisamente più metaforico tra la Statua della Libertà e l’ideale americano. “La miglior parte di me” diviene quel concetto di libertà che — nel grande calderone socio-politico dell’America militarista, capitalista e, ultimamente, a forte tendenza populista — permane elemento di purezza (e speranza) di chi nell’America vede ancora un baluardo di luce per il mondo. Il video segue questa direzione e, grazie ad un montaggio creato ad hoc, fa trasparire l’idea che ad esprimersi in prima persona sia proprio la Statua della Libertà. Il filmato, infatti, si apre e si chiude con una voce fuori campo che recita il poema The New Colossus di Emma Lazarus, scritto nel 1883, il cui testo è inciso su una lastra bronzea posta sul monumento di Liberty Island.

Esso recita:

Non come il gigante di bronzo di greca fama,
che a cavalcioni da sponda a sponda stende i suoi arti conquistatori:
Qui, dove si infrangono le onde del nostro mare
Si ergerà una donna potente con la torcia in mano,
la cui fiamma è un fulmine imprigionato, e avrà come
nome Madre degli Esuli. Il faro
nella sua mano darà il benvenuto al mondo, i
suoi occhi miti scruteranno quel mare che giace fra due città.
Antiche terre, – ella dirà con labbra mute
– a voi la gran pompa! A me date
i vostri stanchi, i vostri poveri,
le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi,
i rifiuti miserabili delle vostre spiagge affollate.
Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste,
e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata.“¹

Il filmato accosta la spensieratezza della “dolce vita” americana — fatta di svaghi, luci al neon, sfavillanti grattacieli, sfrenata vita notturna — alla bellezza ideologica americana allorquando, quest’ultima, è usata per ricostruire, unire i popoli, migliorare la situazione sociale: non a caso la band suona su un battello davanti a Ground Zero con dietro i due grandi fasci di luce che ricordano le Torri Gemelle, simbolo della rinascita degli Stati Uniti dal terribile attentato, uno dei punti più bui della loro storia.

Il risultato è un inno festoso all’America amata dagli U2 — quasi una controparte di Bullet The Blue Sky — e richiama il passato della band: la scena dove quest’ultima va in giro con gli ombrelli ricorda la famosa passeggiata avvenuta New York nel 1982 in occasione della parata di San Patrizio. All’epoca gli U2 furono immortalati dalla fotografa Lynn Goldsmith con diversi scatti.

Gli U2 a New York per la parata di San Patrizio [1982] | Photo By: ©Lynn Goldsmith | VIA: http://www.morrisonhotelgallery.com

La libertà americana viene così esibita nel divertimento mondano degli U2 in giro per le strade newyorkesi e, allo stesso tempo, unita allo spiccato impegno politico-umanitario che gli americani hanno adoperato per ricucire le ferite subite — come in occasione dell’11 settembre 2001. Ecco quindi la “parte migliore” dell’America, quella che — secondo gli U2 — è da riscoprire e rivalutare sotto l’attuale presidente. Non era facile far combaciare un brano apparentemente spensierato ad una tematica così delicata — viste le controverse e dibattute politiche della presidenza Trump — ma la band ha voluto lanciare un messaggio di critica tanto forte quanto “dosato”: a differenza della dura esibizione di Bullet The Blue Sky al The Tonight Show qui gli U2 hanno usato la gioia e la leggerezza per denunciare le decisioni della Casa Bianca atte a circoscrivere le libertà individuali, andando a ledere quella libertà che dovrebbe essere il faro che illumina la vita degli americani, e che indichi la strada della salvezza a chi in America voglia ricominciare a sperare.

Come è ovvio che sia il video ha suscitato delle polemiche per via della sua forte tendenza filoamericana. La domanda che spesso ritorna in auge dal 1987 in poi — da quando, in sostanza, gli U2 sono entrati prepotentemente nelle questioni americane — è “Cosa ne sanno gli irlandesi dell’America?” Si tratta di punti di vista rispettabili che possono sfociare in dibattiti più o meno interessanti, ciò che però è indubbio è che gli U2 non sono nuovi a trattare temi di stampo politico riuscendo a portare avanti le loro convinzioni con fermezza. Alcuni commenti di utenti scioccati apparsi sui social — a causa della troppa politica nei testi o nei concerti della band — sono totalmente fuori luogo, oltre ad essere indice di poca conoscenza del passato di Bono&Co. Ciò non toglie che le idee di quest’ultimi possano risultare sbagliate per alcuni, magari poco chiare per altri, o far trasparire un messaggio sin troppo forzato — come accadde con l’esibizione di Desire in occasione degli iHeart Festival del 2016, giudicata fuori luogo da molti. Ma proprio questa sfrontatezza nel seguire sempre le loro idee ha fatto degli U2 una band capace di sostenere campagne umanitarie snobbate dalla maggioranza, essere pionieri nel percorrere strade poco sicure, farsi carico di situazioni politiche delicate e, non per ultimo, metterci sempre la faccia nel bene o nel male pagando a volte per le loro scelte controverse.

Bisognerebbe sempre dividere il giudizio soggettivo verso l’arte dal giudizio oggettivo verso l’artista: il video di You’re The Best Thing About Me — così come il brano o le recenti uscite discografiche degli U2 — può essere lodato come può essere ritenuto scadente, ma ciò che deve essere sempre chiaro è che stiamo parlando di una band che da oltre quarant’anni ha voluto e saputo mutare continuamente forma. Questi sono gli U2 del 2017, non sono quelli di trenta, venti o dieci anni fa. Al di là dei gusti personali ne va dato atto. Il conservatorismo non ha mai fatto bene all’arte, è un terreno pericoloso guardare in maniera troppo nostalgica al passato. La politica lo dimostra.

La musica deve sempre puntare al futuro, anche se a volte si rimane da soli perché si è voluto correre troppo. Ma gli U2 hanno sempre accettato il rischio.

¹ VIA: ripassofacile.blogspot.it

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