Bono e The Edge a “Che Tempo Che Fa” – L’esibizione e l’intervista completa

Poche ore fa è stata trasmessa la puntata di “Che Tempo Che Fa” — il programma di Fabio Fazio in onda su Raiuno — che ha visto come ospiti i due musicisti irlandesi Bono e The Edge dopo la loro partecipazione del 2014. Quest’ultimi hanno presentato il nuovo album degli U2, Songs of Experience, uscito lo scorso 1 dicembre, che segna il ritorno della band dopo tre anni da Songs of Innocence.

In studio i due musicisti si sono esibiti con i nuovi brani You’re The Best Thing About Me e Get Out of Your Own Way chiudendo poi con il classico Sunday Bloody Sunday.

Di seguito il video completo e sotto la trascrizione dell’intervista.


Quanto ti ha fatto arrabbiare il fatto che The Edge abbia suonato alla Cappella Sistina e tu no?

Bono: Beh si, sai, io non sono poi così tanto sicuro che sia stata la scelta più giusta. Sai, il vicario di Santa Margareth è andato come servo a San Pietro, e quindi è stato un momento speciale. (Lui e The Edge) sono due persone assolutamente fantastiche.

Mica male eh The Edge?

The Edge: No è stato davvero bellissimo e anche un grande onore, un grandissimo onore. La cosa bella è che è successo non per merito della mia musica, ma per quello che faccio a livello di ricerca medica; attraverso questi scienziati e dottori con cui io lavoro, sono riuscito ad arrivare alla conferenza in Vaticano e quando ho scoperto che alla conferenza a cui avrei partecipato mi avrebbero chiesto di suonare, allora mi son detto “Ma certo, perché no! Sarei ben felice! Dove devo suonare?“, e mi hanno detto, “Che ne pensi della Cappella Sistina?” Io ero sotto shock, era incredibile: il suono, l’acustica in quel luogo, in questa bellissima Cappella, va avanti, è un eco continuo. E’ davvero incredibile.

– Ci ha preso gusto…

Bono: Eh si, sai, lui è speciale. E’ un uomo speciale, profondamente umile e anche elegantissimo. Il vicario di San Pietro è davvero un servo, un servo di tutti perché tutti, ad esempio, molti si chiedono dove sia Dio, “Dov’è questo Dio?” Dio può essere dappertutto, in molti luoghi: qui, o magari in qualche palazzo, ma quando noi siamo confusi sul dove viva Dio, o dove stia Dio, lui dice “andate a trovare i poveri, perché è dove sono i poveri che c’è Dio“. E questo Papa capisce perfettamente questo, in maniera profonda, ecco perché noi lo rispettiamo.

– Questo disco, Songs of Experience, è bellissimo. Semplicemente bellissimo, perché è un disco pieno di verità; e il fatto che in copertina ci siano i vostri figli è un segno evidente di quello che questo disco rappresenti per voi probabilmente: un ponte tra il passato e il futuro, e ai vostri figli non si può che augurare un futuro migliore…

The Edge: Si, sai, stavamo cercando una copertina che in un modo o nell’altro potesse andare d’accordo con la musica, quindi abbiamo provato diverse immagini. Poi siamo arrivati a questa immagine, e quando l’abbiamo vista abbiamo detto, “Si, è quella giusta“, è così potente e — come hai detto tu —  riassume questa innocenza: la parte del guardare con gli occhi rivolti al futuro, e in più c’è il casco, l’elmetto militare, che rappresenta la tensione, che ti porta anche a pensare che le cose non vanno bene o magari saranno un po’ difficili sul cammino.

Bono: Queste canzoni occupano un posto davvero speciale per noi. Ci ha aiutato molto, nello scriverle, pensare a cose come la famiglia, l’amicizia o il nostro rapporto con il pubblico. Queste canzoni sono diventate come lettere, lettere d’amore in un certo senso; c’è anche una lettera all’America — che attualmente sta attraversando un momento difficile — ed è indirizzata proprio all’anima americana. Come poeta, o come paroliere direi, non volevo trovarmi in una situazione in cui non avessi scritto esattamente ciò che provavo e che sentivo, in modo particolare nei confronti della mia famiglia e della mia meravigliosa moglie, che io ho iniziato a frequentare nello stesso mese e stessa settimana in cui abbiamo deciso di fondare gli U2. E’ stata una settimana pazzesca.

– Tredici lettere d’amore che raccontano il personale e il politico insieme, che raccontano quello che c’è di più intimo e di più pubblico, che raccontano il presente in modo sincero. Parlate anche, ancora una volta, di chi sta al di là del mare, del Mediterraneo — voi spesso state nel sud della Francia — un unico mare che separa il nostro presente — il nostro benessere — dalla tragedia e dalla disperazione della guerra, e di chi scappa dai conflitti. Ancora una volta usate la musica per raccontare questo mondo che ha perso l’innocenza per arrivare all’esperienza, questo è il significato di questo titolo. Canzoni dell’Esperienza che si raggiunge dopo aver purtroppo perso l’innocenza, e si passa poi tutta la vita per cercarla di nuovo.

Bono: Quando si parla dell’innocenza praticamente l’abbiamo già persa. In effetti, parlando proprio di questo aspetto, questo Paese ha visto arrivare persone che rischiano tutto per guadagnarsi una nuova vita, che cercano di sfuggire dalla guerra per trovare un nuovo mondo, per fare un cambiamento, e vengono da noi. L’Italia è stato uno dei Paesi più generosi, profondamente generoso, col cuore, perché è una sfida da superare quando ti arrivano delle persone sulle spiagge e nessuno dovrebbe trascurare questo fattore. Ma possiamo imparare dalla frase “Ama il prossimo tuo“, che non è una cosa negativa ma un ordine, un ordine per l’Europa. Edge mi ha detto, credo ieri, “Ecco perché il lavoro che noi stiamo facendo per sviluppare l’Africa…“, dillo tu…

The Edge: Quello che dicevo qualche giorno fa è che quando si pensa agli aiuti per il mondo in via di sviluppo, quello che si fa è praticamente evitare che alcune cose accadano: evitare una situazione in cui non c’è più uno stato di diritto, non c’è più l’economia che collassa… e ci sono persone disperate che sono obbligate a partire, ad andare a cercare una vita migliore in Europa; quindi, certo, possiamo avere gli aiuti per lo sviluppo — più ce ne sono meglio è — però è una questione di sicurezza nazionale, innanzitutto, di assicurare (la sicurezza), questa è la vera assicurazione per l’Europa. Ed è anche un investimento intelligente.

– Avete detto che queste tredici lettere sono state ispirate da un poeta irlandese — Kennelly — che vi ha detto di scriverle come se foste morti. Credo volesse dire che in quel momento si è molto veri, si è molto autentici, non si può mentire.

Bono: si, credo volesse semplicemente dire questo, “attenzione a non avere troppo ego“, perché se sei morto non ce l’hai più. Allora parli da un luogo in cui non c’è più timore, non c’è più paura, dove non ti preoccupi più di cosa pensi la gente… non che a me fosse mai importato particolarmente, però se vogliamo mi ha incoraggiato ancora di più. In più io son passato attraverso una serie di circostanze che mi han fatto pensare, “Caspita, forse non vedrò più i miei figli, non riuscirò a vederli crescere…” E allora, quando è stato il momento di mettere insieme questo album, ho pensato di farlo e di farlo bene, e credo che ce l’abbiamo fatta. E grazie davvero perché questo è il nostro ultimo album meraviglioso.

– A ottobre avete terminato il The Joshua Tree Tour 2017, in tutti questi anni in cui avete raccontato e cantato pensavamo che il mondo inesorabilmente dovesse migliorare — ad esempio molte cose in Irlanda sono cambiate arrivando a quello che per tutti noi era solo un sogno –, ma improvvisamente il mondo ha perso nuovamente l’innocenza e stiamo attraversando un momento che mai avremmo pensato di rivivere. Nel vostro disco la ricerca della gioia diventa una sfida, non una speranza vana ma quasi un impegno politico: cercare la gioia per non arrendersi a quello che sembra inesorabile.

Bono: si, in effetti è l’essenza della storia: resistere, combattere. Non vogliamo che gli irlandesi versino lacrime nelle birre che bevono o cantino canzoni di morte e distruzione. Noi vogliamo semplicemente incitare a resistere, devono resistere a questo sentimento di paura nel mondo.

The Edge: io penso che anche se stiamo vivendo in quest’epoca che sembra così oscura, se davvero si vede quello che succede nelle nostre vite personali c’è comunque molto progresso: siamo andati avanti nella giustizia sociale, a livello di uguaglianza, a livello di rispetto della diversità. E’ sicuramente un periodo non facile ma nell’ottica di quello che ha detto il presidente Obama, cioè che la storia va a zig-zag e non è mai lineare, allora il nostro album è un tentativo di cercare questo cammino e tenere questa direzione positiva concentrandoci sulla nostra agenda e sulle cose da fare. Allo stesso modo è importante concentrarsi sul futuro, per portare il progresso nel mondo ed è quello che stiamo cercando di fare.

– Posso chiedervi una preghiera laica per propiziare un futuro diverso in una Domenica come questa per dimenticare Domeniche che abbiamo per fortuna lasciato alle spalle. Vi va di suonanre Sunday Bloody Sunday?

Bono: si va bene! Io penso che quando si guarda ai conflitti che ci sono nel Medio-Oriente, o altrove nel mondo, si pensa “Non ci sarà mai una soluzione, sarà impossibile, è un problema irrisolvibile!” Allora quando pensate questo pensate all’Irlanda, pensate a tutti coloro che di fatto hanno portato la pace in Irlanda. E la parola che era più svalutata in assoluto era la parola “compromesso”, ed è invece grazie a questo che abbiamo avuto la pace in Irlanda e che io posso cantare questa canzone con un’attitudine e un’atmosfera diversa.

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