Nell’immagine di testata: The Edge e Bono al “Cork Country Club” [4 Febbraio 1980]
“Un ragazzo prova fortemente di essere un uomo
Sua madre lo tiene per mano
Se smette di pensare, comincia a piangere
Oh, perché ?“
[“I Will Follow”]
Pubblicazione: Ottobre 1980 / Marzo 1981
Produttore: Steve Lillywhite
Etichetta discografica: Island Records
Formato: Vinile 7″
Tracklist
01. “I Will Follow” – 3:37
02. “Boy/Girl” (Live) – 3:24
*03. “Out of control” (Live from Boston – 1981) – 4:25
*solo nella versione americana e canadese
Il punk irlandese, se ascoltato con attenzione e dedizione, denota una certa caratteristica che lo porta a discostarsi dal cugino britannico o americano: la malinconia. Le linee melodiche risultano ammorbidite, addolcite, in una sequenza di accordi maggiori e minori che vanno a contrapporsi al canto tedioso — spesso carico di un riverbero “corto” in modo da creare un’atmosfera surreale — in un contrasto tra dolce/amaro marchio di fabbrica della Dublino anni ’70.
The Radiators from Space, The Vipers, The Revolvers, Stiff Little Fingers (denominati i “Clash irlandesi”), The Atrix e gli stessi Virgin Prunes (di Guggi e Gavin Friday) avevano nel loro sound qualcosa di profondamente triste, nascosto tra urla e chitarre aggressive; descrivevano la grigia Dublino nella quale la nuova generazione di ragazzi si ritrovava a vagare tra un terrorismo dilagante e una disoccupazione che non lasciava presagire nulla di buono. Generation no future, ecco cosa accomunava gli adolescenti irlandesi, l’assenza di futuro. Ma questa debolezza si trasformò in un’aggregazione devota alla sopravvivenza: i gruppi punk iniziarono ad invadere l’Irlanda con una vastità tale che le case discografiche indipendenti si specializzarono proprio a diffondere tale genere. Si organizzavano feste e concerti con decine di gruppi underground, formate da musicisti con improbabili creste e pantaloni stracciati.
Tra quest’ultimi spiccava un gruppetto di ragazzini che di “punk” non avevano proprio nulla; sembravano, in realtà, figli di borghesi capitati per caso nel sobborgo urbano, come se avessero alzato una pietra — incuranti del pericolo — e ritrovarsi poi immersi nello caos strisciante dell’era post-industriale. Bono era un ragazzo sveglio: nei suoi occhi azzurri potevi vedere la determinazione e la forza di un adulto, ma aveva una fragilità interiore che lo riportava indietro di millenni, quasi a rinascere ogni giorno con un lamento disperato; The Edge era il dotto, il druido della band: timido ma espressivo allo stesso tempo, introspettivo e geniale; Adam era il vero punkettaro, l’unico che si trovava a proprio agio tra i fumi acri degli spinelli e le ragazze nel backstage; Larry, invece, era lo smarrito della situazione: sembrava che lo avessero costretto a trovarsi lì, totalmente fuori luogo, sin quando non si sedeva dietro la sua batteria: solo in quel momento usciva fuori uno dei batteristi più musicali che Dublino avesse mai avuto.
La prima traccia di Boy ha dentro tutto questo. Spesso la si ascolta ai concerti come se si trattasse di una canzone allegra, una sana scarica rock, pura elettricità sparata a centinaia di watt sul pubblico. Ma in realtà è tristezza amplificata, malinconia elettrica, un pianto che geme in accordi di quinta.
I will follow nacque dalla consapevolezza di Bono di aver perso sua madre Iris in un’ingiusta giornata del 1974. Qualcuno potrebbe dire che è la condanna dei supereroi quella di perdere i genitori, quella caratteristica che viene marchiata a fuoco nei “segni particolari” sulla carta d’identità e che crea quel “buco a forma di Dio” che va riempito a colpi di ego. Bono, però, ne avvertì il vero dramma quando si ritrovò a ridosso dei suoi diciott’anni, nel 1978, con il cancello dell’età adulta che attendeva di essere varcato: “Un ragazzo prova fortemente di essere un uomo/Sua madre lo tiene per mano” le sue parole sembrano una dolorosa confessione, ammette a se stesso che non è affatto cresciuto “Se smette di pensare, comincia a piangere/Oh, perché ?” e sente la necessità di far sapere al mondo che Paul Hewson ha ancora bisogno di essere bambino.
Il pianto è un’immagine visiva che caratterizza fortemente il primo periodo della band, a testimonianza di come Bono nutrisse, verso la sua esistenza, una rabbia talmente radicata che andava ben oltre ogni pensiero e sentimento concepito da qualsiasi altro coetaneo. Il primo desiderio che il cantante confessa è di voler farla finita “Se tu vai via, vai via/Io vado via, vado via/Io seguirò“ un messaggio d’amore incondizionato verso sua madre, che si tinge però di macabro decisionismo autolesionista. Ma sarà proprio sua madre, attraverso la canzone, a farlo desistere “Ero allo scoperto quando tu dicesti/Che mi desideravi/Stavo guardando a me stesso/Ero cieco, non potevo vedere” una dichiarazione d’amore in piena regola: il brano viaggia costantemente sul filo dell’amore sentimentale dove la coppia — qui identificata in madre/figlio — viene dipinta come anime lontane che si desiderano ardentemente, scambiandosi, reciprocamente, messaggi d’affetto. «E’ una canzone che parla di amore incondizionato», confessa Bono «quello di una madre per il proprio figlio. Se te ne vai, io ti seguirò. Non importa cosa farai, non puoi separare te stesso dal mio amore. Che rimanda alle Scritture: ‘né altezza, né profondità, né qualsiasi altra creatura ci potrà separare dall’amore di Dio’. Canto dal punto di vista di una madre. So che è pazzesco, ma l’ho fatto parecchie volte. Ma se si esce un’attimo da questa prospettiva e la si considera una canzone che parla di mia madre, diventa il biglietto d’addio di un suicida – ‘Se mi lasci, io sarò il prossimo’. E’ sconvolgente se ci ripenso. Che droghe prendevamo? Nessuna!»
C’è un forte senso di complottismo nella canzone, un sentimento marcato di essere in trappola mentre la realtà ti schiaccia inesorabilmente “Io ero all’interno/Quando tirarono giù le quattro mura” un’immagine agghiacciante che descrive perfettamente casa Hewson dopo il tragico lutto: la casa che implode, la felicità e la spensieratezza che si accartocciano su se stesse, le mura — che sino a quel momento simboleggiavano la sicurezza dal mondo esterno, –adesso ti stritolano le ossa; l’unica salvezza è la finestra davanti a te “Stavo guardando dalla finestra/Ero perso, sono trovato” spiraglio di luce in un’oscura abitazione abitata dal silenzio della morte.
L’inciso del brano è una descrizione quasi surrealista, un viaggio sognante verso la madre “I tuoi occhi fanno un cerchio/Ti vedo quando ci vado dentro” dove il cerchio, uno spazio protetto, ne rappresenta quasi il grembo materno, un posto solo tuo, dove sentirti finalmente al sicuro.
“Canto dal punto di vista di una madre. So che è pazzesco, ma l’ho fatto parecchie volte.”
[Bono]
Il brano è sostenuto dalla solida chitarra di Edge che immediatamente fa scorgere le sue qualità chitarristiche tessendo un riff tagliente, uno di quelli che ti fanno capire che hai raggiunto la meta: «Quando arrivò I will follow» – ricorda The Edge – «capii che avevamo sfondato con qualcosa di speciale». Il riff fu curiosamente creato da Bono in un attimo di frustrazione e rabbia: «Ricordo che per provare a riprodurre un suono che avevo in testa strappai la chitarra dalle mani di Edge e ci diedi sotto. Nacque letteralmente da un senso di rabbia, dal suono di un chiodo piantato nel loro frontale». The Edge ebbe fin da subito la certezza di cosa non volesse diventare. I chitarristi rock – tutto virtuosismi e assoli interminabili – non gli interessavano. Il giovane Edge era un devoto creatore di melodie, si sforzava a ricercare le note giuste e a suonare solamente quelle: «All’inizio sapevo più a cosa non avrei voluto somigliare dal punto di vista musicale rispetto a quello che avrei voluto. Ecco perché il mio modo di suonare è per certi aspetti così minimale. Suonare meno note possibile ma scegliere quelle che funzionano meglio. E’ diventato il mio metodo di lavoro. Se potessi suonare una sola nota per un’intera canzone, lo farei. I will follow è proprio così.»
Adam, dal canto suo, costruisce un basso dinamico che mantiene la canzone su toni drammatici, mentre Larry ne scandisce il tempo con un andare quasi inesorabile, come se ci avvicinassimo al capolinea.
Per incidere il brano furono usati anche degli insoliti “trucchetti” sperimentati da Steve Lillywhite — produttore dei primi tre dischi degli U2 — che diedero alla canzone un’atmosfera ancor più surreale, aggiungendo un pizzico di giocosità: «Capovolgevamo una bicicletta e usavamo le ruote come percussioni, suonandole con delle forchette prese in cucina. Creavamo effetti sonori frantumando bottiglie, inserendo un glockenspiel. Fu un approccio molto creativo alla registrazione rock e il merito va tutto a Steve» dichiarò Bono successivamente.
“Quando arrivò ‘I Will Follow’ capii che avevamo sfondato con qualcosa di speciale.”
[The Edge]
I will follow fu come irrompere in una festa, a cui non si è stati invitati, sfondando la porta principale: è l’urlo del bambino che vuole farsi notare, il grido di battaglia di un adolescente contro il mondo intero. Non è però un brano pessimista, al contrario possiede una poeticità marcata, ha il gusto poetico della sofferenza umana; col senno di poi, diverrà la canzone più suonata dagli U2 in assoluto (905 volte al 5 Ottobre 2016).
Gli U2 erano stati chiari sin da subito: questo era il brano d’apertura di un album assolutamente fuori contesto che avrebbe dato il via a qualcosa di grandioso. Un biglietto da visita di tutto rispetto. Un piccolo capolavoro adolescenziale.
Il video della canzone, il primo per la band, fu girato a Dublino da Meiert Avis, regista che dirigerà tantissimi altri videoclip per la band irlandese. Pur essendo un video molto semplice ed immediato — con Bono in evidente difficoltà ad eseguire un corretto lip sync — esso mette in luce la padronanza scenica dei quattro ragazzi, capaci di catturare l’attenzione dello spettatore sia per l’eccentricità di Bono — con le sue movenze strampalate — ma anche, e soprattutto, per la compattezza sonora e visiva che la giovane band riusciva già a gestire, qualità che gli permise di mettersi in risalto nel panorama post-punk del periodo.
Il lato B vede invece la versione live del brano Boy/Girl, eseguita al Marquee di Londra nel 1980. Nel Marzo 1981, il singolo fu ristampato per il mercato americano e canadese con Out of control live da Boston come b-side.
I Will Follow
“Ero allo scoperto quando tu dicesti
Che mi desideravi
Stavo guardando a me stesso
Ero cieco, non potevo vedere
Un ragazzo prova fortemente di essere un uomo
Sua madre lo tiene per mano
Se smette di pensare, comincia a piangere
Oh, perché ?
Se tu vai via, vai via
Io vado via, vado via
Io seguirò.
Se tu vai via, vai via
Io vado via, vado via
Io seguirò
Io seguirò
Io ero all’interno
Quando tirarono giù le quattro mura
Stavo guardando dalla finestra
Ero perso, sono trovato
Se tu vai via, vai via
Io vado via, vado via
Io seguirò.
Se tu vai via, vai via
Io vado via, vado via
Io seguirò
Io seguirò.
I tuoi occhi fanno un cerchio
Ti vedo quando ci vado dentro
I tuoi occhi, i tuoi occhi
I tuoi occhi, i tuoi occhi
Se tu vai via, vai via
Io vado via, vado via
Io seguirò.
Se tu vai via, vai via
Io vado via, vado via
Io seguirò
Io seguirò.“
Boy/Girl
“Ragazzo/ragazza (ragazza)
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Quando un ragazzo incontra una ragazza
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Realizzando
Sto realizzando le cose
Di cui stavo parlando
Sto trovando tutte le cose
Che mi sono sfuggite
Trovando tutte le cose
Che mi fanno scoppiare la testa
A volte cado all’indietro
Tu ed io
Viviamo sulla grande nave
Ed il tempo ci naviga accanto
Tu ti trucchi
ed io credo ad una bugia di signora
Gli skinhead la chiamano fragole e panna
A volte grido
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Quando un ragazzo incontra una ragazza
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Noi usciamo
Un film o una discoteca oppure un giretto
Ti accompagno a casa
Là ti abbraccio
Tu ti senti mancare
Io apro gli sportelli così posso zittirti
Sai stare al tuo posto
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Quando un ragazzo incontra una ragazza
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Puoi prendermi per mano
Stenderti indietro, lasciarmi, entrare
Su e giù e tutto in torno
Finirai di fianco in terra
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Quando un ragazzo incontra una ragazza
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Quando un ragazzo incontra una ragazza
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Ragazzo/ragazza (ragazza)
Quando un ragazzo incontra
Quando un ragazzo incontra
Quando un ragazzo incontra una ragazza.“
Out Of Control
“Lunedì mattina
All’alba dei diciotto anni
Io dico per quanto tempo
Dico per quanto tempo.
Era una mattina fosca
Svegliai il mondo con le mie grida
Ero così triste
Loro erano così felici.
Avevo la sensazione che fosse fuori controllo
Ero dell’opinione che fosse fuori controllo.
Ragazzi e ragazze a scuola
E le ragazze loro fanno figli
Non come questo.
Avevo la sensazione che fosse fuori controllo
Ero dell’opinione che fosse fuori controllo.
Ero del sentore che fosse fuori controllo
Avevo l’opinione che fosse fuori controllo.
Ho combattuto il destino
C’è sangue sul cancello del giardino
L’uomo disse fanciullezza
E’ nella sua fanciullezza
Un giorno morirò
La scelta non sarà mia
Sarà troppo tardi?
Non puoi opporti al destino.
Avevo la sensazione che fosse fuori controllo
Ero dell’opinione che fosse fuori controllo.“
Words by: Bono
Music by: U2
Traduzioni da: U2/Anche Tu!